Oggi c’è stato uno sbalzo nella quantità di lavoro così grande che nemmeno la differenza di temperatura quando apro la finestra nella stanza dove sto dormendo (vi dico solo che fuori si è sotto zero e io sono a mezzamanica).

Dopo due giorni di nullafacenza sono stato investito da uno tzunami chiamato “Arrivi”. Stamattina alle 8 infatti sono stato eletto ponte tra l’ufficio del settore trasporti e i volontari delegati all’accoglienza all’aeroporto di Danzica di tutte le persone coinvolte nei campionati che stanno arrivando a fiumi in questi giorni.

Potete immaginare come sia difficile indirizzare atleti, tecnici e accessori sull’autobus giusto quando atterrano 3 aerei nell’arco di 10 min e tre persone contemporaneamente cercano di attirare la tua attenzione per chiederti informazioni. La parte peggiore è non ha un secondo per riorganizzarti perchè ci sono arrivi in continuazione e devi sempre avere sott’occhio il numero di macchine a disposizione, stressantissimo.

Ma non voglio fare quello che si lamenta sempre. In fin dei conti mi è piaciuto molto questo lavoro perchè spingeva al limite la capacità di pianificazione, visione d’insieme, ottimizzazione dei problemi, ma soprattutto gestione di persone che difficilmente ti stanno a sentire e che vogliono avere ragione (alcuni venivano da 24 ore di viaggio, come biasimarli). E in più finalmente non sono stato da solo, anche se non ho avuto molto tempo per chiacchierare.

Domani sveglia di nuovo presto visto che mi hanno confermato questo compito, ma non mi dispiace affatto. Era proprio questo che cercavo da un Mondiale!

Nei giorni passati ho indicato la cosa bella della giornata, non per volontà ma perché c’è stato effettivamente sempre qualcosa che in qualche modo mi ha strappato un sorriso. Meno che mai posso sottrarmi stavolta.

Quando il mio turno era in dirittura d’arrivo, cioè poco fa, si è presentato all’arrivo un vecchietto sulla sedia a rotelle presentatosi come il manager di alcuni atleti dell’Oceania e che aveva bisogno di raggiungerli. Non è passato mezzo secondo che ha preso subito confidenza con i ragazzi che cercavano di aiutarlo, così mi sono incuriosito e mi sono avvicinato per provare a dare una mano. Sono stato subito catturato dalla personalità di questo simpatico vecchietto, un pozzo senza fondo di esperienza che come ogni nonno che si rispetti ha iniziato a raccontare la sua storia e dei suoi viaggi in Oceania, passando per la geografia e la teoria delle placche. Per fortuna sono andato via dall’areoporto nella sua stessa macchina così ho potuto parlare ancora con lui. E’ stata assolutamente l’ora più bella della giornata, pendevo dalle sue labbra e non riuscivo a fare a meno di continuargli a fare domande. Mi sono sentito di nuovo bambino.