“A Perdifiato” di Mauro Covacich, la folle corsa dell’uomo verso il disastro

A Perdifiato”. Se sei un mezzofondista questo titolo ti salta subito all’occhio e, iniziate le prime 3 pagine, non ti stacchi più dal libro scritto da Mauro Covacich pubblicato da Einaudi nel 2005.

E’ la storia (inventata) di Dario Rensich, Triestino, maratoneta italiano che ha sfiorato i vertici mondiali giungendo 6° alla Maratona di New York, primo fra i bianchi dietro a 5 kenyani. Insomma, quanto basta per firmare un contratto con la Fidal che lo manda a Zseghet, in Ungheria, ad allenare un gruppo di giovani mezzofondiste 18enni determinate (ma sopratutto spinte dalla federazione magiara) a convertirsi alla maratona per prendere la strada del successo.

Ma non é proprio un romanzo sportivo, dove tutti sono allegri e vivono felici e contenti. Infatti, nonostante le accurate descrizioni dei duri allenamenti a cui Dario sottopone le sue ”wonderbabies”, l’atletica, gli allenamenti e la maratona sono solo lo sfondo di una storia sentimentale che tocca molti temi.

Dario ha una moglie a Trieste, Maura, con la quale non può avere un figlio, a causa della sterilità dei suoi spermatozoi. Insieme hanno deciso di adottare una bambina Haitiana di nome Fiona, e dopo molti passaggi burocratici sono vicini a realizzare il loro sogno. Ma proprio in quel momento la Fidal lo spedisce in Ungheria ad allenare un gruppo di atlete. Ed è proprio in Ungheria che iniziano le peripezie del protagonista, che si trova a dover affrontare situazioni e problemi difficili, come il doping e le pressioni dai piani alti, ma anche amore e senso di paternità. Le descrizioni di Zseghet, il paesino ungherese dove viene trasferito Dario, e dei vari personaggi magiari sono molto particolareggiate e fanno arrivare quasi fisicamente il lettore insieme a Rensich nell’est europeo.

Le ultime 40 pagine, compresa la maratona di Trieste (la resa dei conti per valutare il lavoro di Dario e delle sue atlete), sono una bomba di emozioni che lasciano il lettore sconvolto e a bocca aperta.

Covacich ha scritto un racconto che fa riflettere su molti temi attuali, e su quanto siamo fortunati noi mezzofondisti ”scarsi” a divertirci con poco e a non dover ricorrere a aiuti illeciti e allenamenti estremi per avere un briciolo di notorietà.

Un libro inquieto, imprevedibile, che si legge ”a perdifiato”, in costante debito di ossigeno. Esplosivo!

 

1 commento su ““A Perdifiato” di Mauro Covacich, la folle corsa dell’uomo verso il disastro

  1. bella recenzione!! complimenti!
    appena posso vado a cercarlo e a leggerlo (anche se non sono un mezzofondista :P)

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