La rivincita di Irene Siragusa: “Dopo i Mondiali ero talmente scoraggiata che alle Universiadi non ci volevo neanche andare”

Quando tempo fa sono andata a Colle Val d’Elsa a trovare Irene Siragusa mi ha detto “questo fine settimana correrò ad Ancona, spero di portare a casa almeno un PB”. Detto fatto. Due giorni di gare, 60m e 200m, e due personali strappati. Irene torna a casa con un bel 7”35 sui 60m e un 23”60 sui 200m, che sommati al 6”93 ottenuto la settimana precedente sui 55m, anche questo PB, siglano un ottimo inizio di stagione per la nostra velocista con gli occhiali.

Inizio di stagione ottimo dal punto di vista atletico, ma non dei migliori sotto altri punti di vista. Infatti Irene esattamente il 31 dicembre si è accorta di avere il fuoco di Sant’Antonio ed ha iniziato a prendere antivirali; nonostante ciò ha continuato ad allenarsi senza problemi, sotto lo sguardo sbalordito di chi la conosceva.

Ed è sbalordito anche lo sguardo di chi le chiede nel dettaglio i suoi allenamenti, immaginandosi sedute in palestra massacranti e allenamenti ogni giorno della settimana, per poi scoprire che in realtà Irene si allena 5 volte a settimana per un massimo di due ore e mezza. Riguardo alla palestra sapete che cosa ci ha detto? “Nel 2014 quando ho vinto a Rovereto tiravo su 25kg di bilanciere. Gli addominali? Sono il mio incubo”. I suoi allenamenti sono basati più sulla qualità che sulla quantità; insieme alle sue compagne di allenamento non corre mai più di 4-5 prove e con un ritmo che non farebbe mai immaginare i risultati che Irene ottiene poi in pista. “Sono una velocista anomala, in allenamento non riesco a spingere troppo ma quando arrivo in gara scatta qualcosa e riesco a dare tutto”.

Qualcosa è scattato infatti alle Universiadi di Taipei dove, nonostante i Mondiali corsi poco tempo prima e i 9 turni di gare tra prove individuali e staffette, Irene non solo ha siglato due PB nei 100m e nei 200m ma ha anche portato a casa la vittoria sul mezzo giro di pista e il secondo posto sui 100m.

Dopo i Mondiali mi ero talmente scoraggiata che alle Universiadi non ci volevo neanche andare, ma erano il mio obiettivo primario dell’anno. Non ho idea di come ho fatto ad andare così bene, non me lo aspettavo. Dopo Londra non sapevo quanto potessi valere. Probabilmente sono state l’atmosfera e il clima di festa; per la prima volta non ho sentito la fatica nonostante i 9 turni di gara in 5 giorni”.

Le Universiadi hanno un’atmosfera totalmente diversa rispetto ad un Mondiale; come una vera Olimpiade raggruppano più sport in un grande villaggio olimpico e permettono agli atleti di confrontarsi e conoscersi. Irene là ha conosciuto una ragazza libanese, che sente tutt’ora, laureata in ingegneria robotica con cui, oltre a confrontarsi sulle differenze tra l’atletica italiana e quella libanese, ha potuto esercitare anche il suo arabo. Per chi non lo sapesse Irene, oltre ad essere un’atleta, è anche una studentessa universitaria impegnata alla magistrale in Competenze Testuali per la promozione turistica in cui studia spagnolo ed inglese, dopo una laurea triennale durante cui ha studiato arabo e spagnolo.

Non è semplice la vita da atleta-studente, anche se facilitata dal fatto di far parte di un Gruppo Sportivo Militare, ma lo scorso anno i suoi meriti sono stati riconosciuti anche dalla sua università che, dopo che Irene è tornata dai Mondiali di Staffette alle Bahamas, ha deciso di esentarla dal pagamento delle tasse. Nonostante gli allenamenti e le gare che le fanno girare il mondo, la velocista con gli occhiali riesce a stare al passo con gli esami e a seguire le lezioni; vi posso assicurare che vederle saltare anche solo un giorno di studio è molto raro.

Irene ci ha parlato anche dei suoi obbiettivi per la stagione in corso che non comprendono la partecipazione ai Mondiali Indoor di Birmingham sui 60m in cui “per passare un turno ci vuole 7”20, è un livello troppo superiore rispetto a come sto correndo io al momento. Farò le indoor per spezzare la stagione, ma la mia stagione di gare si fermerà agli italiani e poi riprenderò per le outdoor”.

All’aperto invece gli occhi sono puntati sugli Europei di Berlino “a Berlino punto in alto, vedremo”. “A livello europeo sono messa meglio sui 200m. Se dovessi fare il PB in semifinale dovrei entrare in finale dato che l’accesso dovrebbe essere con 22”90. Sui 100m devi beccare la gara perfetta per entrare in finale e questo anno si dovrà correre sotto gli 11”30 per poter agguantare un posto tra le migliori. Ultimamente le velociste più forti sono in Europa. L’obbiettivo sono le finali, se riesco a centrarne due su due o faccio il PB io sono contenta. Voglio arrivare al top agli europei. Considerando che questo anno ci sono solo gli europei e io non punto alle Indoor voglio fare bene Berlino”.

In attesa di vederla nelle gare indoor, la vedremo correre questo fine settimana ad Ancona sui 60m mentre cercherà di aggiungere un altro titolo italiano al suo palmares e perché no anche migliorare i nuovi personali.

Foto Chiara Montesano/trackarena.com

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