STORIE : Valery Brumel, il Lord del salto ventrale

valerybrumelValery Nikolaevic Brumel nasce il 14 aprile del 1942 a Tolbuzhino, un piccolo villaggio della Russia siberiana. L’infanzia del piccolo Valery è molto itinerante dato che i genitori, entrambi geologi, sono costretti a spostarsi da una miniera all’altra in tutta l’URSS. Finalmente, nel 1952, la famiglia Brumel si ferma in Ucraina, nella città mineraria di Luhansk, dove Valery può finalmente dedicarsi alla pratica sportiva. Nel 1954, all’età di 12 anni, Brumel si avvicina al mondo atletico e alla disciplina che gli appare più congeniale alle proprie capacità: il salto in alto, a quell’epoca ancora ventrale.

L’allenatore locale Piotr Stein vede delle grandi capacità nel giovane ragazzo siberiano ed inizia così ad allenarlo intensamente, anche se il giovane atleta è costretto a dividersi tra lo sport e il lavoro in una fabbrica di prodotti alimentari. I miglioramenti di Brumel sono impressionanti e costanti, tanto che all’età di 17 anni, dopo cinque anni di sudati allenamenti di tecnica e forza, riesce a valicare per la prima volta i 2 m. Questa impresa spinge l’allenatore di Brumel, Piotr Stein, a mobilitarsi per cercare di trasformare la vita del suo giovane allievo, in modo che possa dedicarsi anima e corpo alla costruzione di un futuro nel campo del salto in alto; dopo vari tentativi, Stein riesce a far avere a Brumel una borsa di studio per l’università di Mosca, facendogli così abbandonare il lavoro in fabbrica e aprendogli la porta al ” professionismo” atletico.

Una volta trasferitosi a Mosca, Brumel continua imperterrito nei suoi allenamenti di salto in alto, venendo così notato dall’allenatore migliore della nazione, Vladimir Dyachkov, il quale prese Brumel sotto la propria ala, portandolo ad affinare la sua tecnica di salto ventrale, che diventerà forse la migliore della storia.

valerybrumel3Dopo un lungo inverno di preparativi, nella primavera del 1960 arrivano i campionati nazionali russi, ai quali Brumel arriva da semisconosciuto e dai quali uscirà con un meritato sesto posto con un salto da 2,08. I miglioramenti di Valery sono però costanti e inarrestabili, miglioramenti che daranno i suoi frutti il 17 agosto del 1960 a Mosca, quando Brumel frantuma il suo precedente personale, portando il record europeo a 2,17 ma soprattutto strappando la agognata partecipazione all’olimpiade di Roma 1960.

A 18 anni, Brumel arriva nella città eterna pieno di speranze e sogni, conscio di doversi scontrare con il primatista del mondo John Thomas, il quale ha saltato fino a 2,22.

La gara si svolge il primo settembre e va avanti in maniera costante fino ai 2,16 ( record olimpico), misura che Thomas non riesce a superare, ma che al contrario valicano sia Brumel che l’altro sovietico Shavlakadze; purtroppo per Brumel, esegue un errore più del compagno di squadra, aggiudicandosi così la medaglia d’argento che comunque consiste in un importantissimo risultato per il giovanissimo saltatore siberiano.

Finita l’esperienza olimpica, e guadagnatosi il soprannome di “Lord Brumel” per la bravura stilistica, Valery si appresta a ripartire con la preparazione invernale del 1961, senza sapere che sarà forse il suo anno migliore.

Dalla primavera del 1961 si iniziano ad intuire sensibili miglioramenti in Brumel, il quale darà vita alla sua spettacolare annata partendo dal 18 giugno del 1961, giorno in cui batterà il record mondiale di Thomas, valicando l’asticella a 2,23. Questo record sarà solo il primo dei tre conquistati quell’anno, infatti, poco meno di un mese dopo, il 16 luglio del 1961, Brumel aggiunge un altro centimetro al record del mondo, e un centimetro ancora lo aggiungerà il 31 agosto 1961 ( vincendo le universiadi), concludendo la stagione con 2,25 dalla vetta delle liste mondiali ed imprendibile da chiunque.

La serie di salti mondiali per Brumel non si ferma al 1961, ma continua inarrestabile tra un allenamento e l’altro per altri due anni, infatti, dopo un intenso inverno passato a caricare, il 22 luglio del 1962, torna ad aggiungere un altro centimetro alla sua collezione di record mondiali ( e un oro europeo), battuto di nuovo il 29 settembre con 2,27 e ancora un il 21 luglio del 1963, raggiungendo un differenziale di 43 cm tra l’altezza dell’atleta e la misura saltata ( Brumel era alto 1,85).

 

 

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Brumel continua ad allenare il suo fisico fino a raggiungere una versatilità perfetta anche in altre discipline, riuscendo a correre i 100 m in 10″05, saltare 7,65 nel salto in lungo, 4,20 di salto con l’asta, e 15,84 nel lancio del peso.  Il tutto per preparare l’imminente rassegna olimpica di Tokyo 1964.

Nella capitale giapponese, Brumel, arriva come uomo da battere, trovando in pedana il suo rivale americano John Thomas, con il quale aveva dato vita negli anni ad una vera e propria guerra fredda come tra i corrispettivi stati.

Purtroppo fiaccato da alcuni acciacchi, Brumel non inizia alla grande la sua avventura olimpica, riuscendo a qualificarsi al terzo tentativo a 2.06. La finale è un affare a due tra Brumel e Thomas, gara che durerà cinque ore, e dalla quale uscirà vincitore il saltatore siberiano, che riuscirà a saltare i 2,18 con un errore in meno dell’americano, fermatosi anch’egli a 2,18,( una piccola e simpatica curiosità: il terzo classificato di quella gara si chiamava John Rambo, come il famoso personaggio del cinema). Finalmente per Brumel arriva il coronamento olimpico di anni ed anni di allenamenti estenuanti e record del mondo abbattuti.

Il 1965 inizia e passa normalmente per il saltatore russo, il quale, il 4 ottobre, si concede un giro in moto con l’amica esperta motociclista Tamara Golikova. Improvvisamente, Tamara perde il controllo del mezzo, e i due finiscono contro un albero lungo la Moscova. La ragazza ne esce senza ferite importanti ma Brumel si frattura la sua gamba di stacco, la destra.

valerybrumel1Appena arrivato in ospedale, il saltatore viene visitato dai medici, che riscontrano una situazione gravissima a causa del presentarsi di quattro punti colpiti da osteomielite, una grave infezione ossea. Una volta sottoposto al primo intervento, si scopre che la gamba destra di Brumel si è accorciata di 3 cm, e la carriera del saltatore russo, costretto a muoversi con le stampelle, subisce una frattura ben più grande della sua gamba.

Il giovane però non si dà per vinto, e grazie alla sua forza d’animo e all’incoraggiamento di tutto il mondo sportivo, riesce a sottoporsi a ben trentasette interventi chirurgici per ridare alla gamba quei 3 centimetri persi con l’incidenti per ricominciare a volare oltre l’asticella.

Finalmente, dopo quattro anni dall’incidente, Brumel torna in pedana, ma si accorge che la sua gamba non è più quella di una volta, riuscendo a saltare soltanto un misero 2.07 a fine stagione.

Dopo averlo visto di nuovo saltare Brumel, e notando la perdita di quella leggiadria che lo contraddistingueva, un tecnico russo si mise a piangere, ma Valery gli si avvicinò dicendogli di non preoccuparsi, che presto sarebbe tornato lo stesso di prima.

Questa speranza però si rivela presto molto flebile, e alla fine della stagione agonistica del 1969 Brumel si ritira definitivamente dalle pedane.

Nel 1972 si sposa di nuovo con la cavallerizza Yelena Pyetushkova, prende la laurea in psicologia e si butta nella scrittura, producendo la sua autobiografia ” Diritto al salto” e i due romanzi “Sopra la barra c’è ancora spazio” e ” Non tradire te stesso” oltre a cinque pièce teatrali.

Muore a Mosca il 26/1/2003 a sessant’anni, dopo aver lottato con una lunga malattia e l’alcolismo, lasciando di sè il ricordo del più grande ed elegante esponente del salto in alto ventrale della storia, ( forse insieme all’ultimo grande saltatore ventrale Vladimir Jascenko).

5 commenti su “STORIE : Valery Brumel, il Lord del salto ventrale

  1. Erminio Azzaro, marito della Simeoni, disse che nel 1964 Brumel aveva creato un vuoto abissale tra sè e gli altri e prima di quel dannato incidente, aveva solo 23 anni, disponeva ancora di notevoli margini di miglioramento. Era strafavorito per le Olimpiadi in Messico e molti ritenevano che, in virtù del suo stacco formidabile, mai visto prima, presto avrebbe superato i m.2,30. Senza l’infortunio che gli troncò la carriera il Fosbury flop si sarebbe imposto con molti anni di ritardo. E’ patetico chi ritenga che volere sia potere e che tutto dipenda solo da noi . La vicenda sfortunatissima di Brumel lo dimostra in modo solare e schiacciante.

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