PECHINO: L’analisi della sfida Bolt-Gatlin, molto più di una finale mondiale

Bolt Gatlin Beijing 2015Si sa i 100metri sono da sempre palcoscenico di grandi sfide tra uomini velocissimi, atleti di forza ed eleganza tecnica si affrontano su quel rettilineo che può elevarti a re del mondo, o farti sprofondare nell’archivio dei vinti.

Sfide memorabili furono tra Maurice Greene e Donovan Bailey, tra Tyson Gay e Asafa Powell nel 2007, ma anche tra Yohan Blake e Usain Bolt a Daegu nel 2011. Nonostante la squalifica del primatista mondiale per falsa partenza, quella di Daegu fu una delle sfide che più di tutte tenne milioni di spettatori incollati al divano con gli occhi spalancati, per poi alzarsi increduli davanti alla visione del red card alzato dal giudice nella corsia centrale, la corsia di Usain Bolt.

Non da meno lo è stata la sfida del 23 Agosto al Bird’s Nest Stadium di Pechino.


Una sfida tra l’uomo più veloce del mondo, che per l’intero anno ha dato l’impressione di essere sempre più umano e sempre meno imbattibile e l’uomo più veloce dell’anno Justin Gatlin; che nonostante i trascorsi e le ombre che lo hanno avvolto e lo avvolgono tutt’ora, è tornato più forte di prima, e per la prima volta ha fatto tremare i fan piú accaniti di Usain Bolt. Gatlin si presentava come l’uomo che poteva sconfiggere il fulmine giamaicano e, per la prima volta, Bolt sarebbe potuto arrivare secondo in una finale mondiale.

Mai fino ad ora era stato mostrato il lato più umano di Usain Bolt; abbiamo un Bolt sovrappensiero, carico di pressione, che nelle interviste precedenti all’inizio dei mondiali si sfoga dicendo che era stanco di sentire parlare di doping e di sentirsi dire di avere il dovere di salvare l’etica di questo sport, un Bolt che fino alla fine ci ha tenuto in dubbio sulle sue condizioni fisiche e mentali e su quello che poteva essere l’esito della finale.
Al contrario Justin Gatlin dopo una stagione ricca di gare e di buone prestazioni, il suo 9’74 è il quinto crono più veloce registrato da sempre, si è presentato in piena forma a questi mondiali, facendo ben capire quale fosse la sua intenzione primaria: l’oro mondiale.
Pulito e preciso nell’uscita dal blocco, rapido, reattivo, circolare nell’esecuzione di corsa, e soprattutto forza e potenza da far tremare le corsie avversarie. Questa la corsa dell’americano, la corsa verso il titolo mondiale.

Non ha risparmiato nessuno, né in batteria né in semifinale, non ha dato il minimo accenno di possibilità agli avversari, non ha risparmiato nemmeno se stesso, si è limitato a mollare la presa a pochi metri dalla finish line durante ogni round.
Voleva Bolt, era pronto ad affrontarlo e voleva che Bolt lo sapesse, e con lui tutto il mondo.
Ebbene già dalle 15 ora italiana, la sfida era in atto.
Dagli spogliatoi ai blocchi, dai blocchi al rettilineo, gli occhi erano puntati solamente sui due atleti. L’americano in tuta rosso fuoco, e il giamaicano vestito di giallo come i fulmini e qualche macchia nera a leopardo.
Si guardano, si studiano… E con loro noi, li seguiamo, li guardiamo, li studiamo attenti, cercando di capire le loro emozioni. Poi accadde qualcosa di inaspettato: Gatlin prova la partenza, Bolt lo segue nel gesto.. E nel ritornare, vede lo statunitense che gli allunga il pugno in segno di rispetto, con grande sportività non si tira indietro e risponde al gesto, il momento più inaspettato, e allo stesso tempo, gradito di questa finale dei 100metri.

Non c’è odio tra i due atleti, solo grande rivalità.

L’attesa si fa sempre più ansiosa, tutti vogliono sapere se ci sarà un nuovo campione del mondo, oppure se lo scettro rimarrà in mano al giamaicano.


Il momento delle presentazioni degli atleti ai blocchi di partenza si fa rivelatore. Il Bird’s Nest Stadium si alza in un boatto assordante nel sentire il nome di Usain Bolt, e il grande maxi schermo lo inquadra in tutta la sua grandezza, il giamaicano finge di nascondersi alle telecamere portandosi le mani al viso, per poi aprirsi in un sorriso a 360 denti, scherza, ride, fa un po di show per gara, e sembra il Bolt dei tempi d’oro che faceva tanto divertire i suoi spettatori. Al contrario Gatlin, inizialmente un po cupo e concentrato, sfoga la tensione in un gesto che sembra richiamare un animale in gabbia che frantuma le sbarre e si libera, ma il suo nome non alza un boato al pari di Usain Bolt e dalle retrovie degli spalti sembra quasi alzarsi una scia di fischi all’interno dello stadio. Il pubblico cinese non prova grande simpatia per lo statunitense, che nonostante ciò non si perde d’animo e rimane concentrato.

Bolt e Gatlin, Gatlin e Bolt, una sfida cosi grande che fa passare in secondo piano tutti gli altri atleti in pista. A fare da sfondo a questo grande duello infatti, ci sono Asafa Powell, Tyson Gay, Jimmy Vicaut, Mike Rodgers, Trayvon Bromell, André DeGrasse, e l’atleta di casa, nuovo recordman cinese, Bingtian Su.

On your marks! Cade il silenzio nel grande stadio cinese.

Set!! Qualcuno trattiene il respiro, pochi secondi che sembrano minuti.

Allo sparo si libera un boato nel cielo cinese, che ha visto la Grande Muraglia tremare per qualche istante.

Un uscita dai blocchi ottima da parte di tutti gli atleti, che non sporcano nei primi appoggi, soprattutto Justin Gatlin che vanta da sempre uscite pulitissime, ma sorprendentemente anche Bolt stavolta, nonostante la partenza non sia il suo punto di forza, mantiene la scia di Gatlin e di tutti gli altri atleti; forse ad aiutarlo è stato anche il fatto di essere in mezzo ad ottimi partenti come Tyson Gay e Mike Rodgers e ciò deve avergli permesso di non sprecare decimi preziosi nella prima parte della gara.
Ai quaranta metri cominciano ad alzarsi i busti, e cominciano anche a vedersi le prime vittime.


Primo tra tutti spicca Tyson Gay, il fatto di trovarsi in mezzo ai due uomini più veloci del mondo, fa risaltare da subito la marcia in piu che hanno i due atleti, la sua corsa è pesante, mantiene delle frequenze altissime, ma non è più il Gay da 9″69 che fece preoccupare Usain Bolt, anni addietro, e cosi viene risucchiato a sinistra da Usain Bolt, e a destra dal connazionale Justin Gatlin.

Al pari di Tyson Gay, nelle prime due corsie, Vicaut e Bingtian Su, da subito si chiamano fuori dalla gara rimanendo sempre più indietro, metro dopo metro, seppur Vicaut sembra riuscire a guadagnare qualche posizione nella parte finale della gara, è ben lontano da quel 9″86 che gli è valso il record europeo (eguagliando il portoghese Francis Obikwelu), e se si fosse replicato in questa occasione gli sarebbe valso il bronzo mondiale.

Gli unici a mantenere il ritmo di gara sembrano essere gli altri due americani Mike Rodgers e Trayvon Bromell, quest’ultimo più del primo, tanto che ai 50-60metri sembra poter scorgere l’oro, cavalcando la prima posizione parziale della gara in un testa a testa a distanza con Justin Gatlin.
L’altro giamaicano Asafa Powell, fa del suo meglio, ma da subito perde il riferimento di sinistra, Justin Gatlin che gli schizza via con una velocità nettamente superiore, e lo costringe a richiamare i suoi muscoli ad un piano di emergenza che gli permetta di mantenere la velocità massima per il maggior tempo possibile, e non perdere posizioni. Al contrario André DeGrasse è lontano dal clou della gara, le corsie centrali a malapena le vede con la coda dell’occhio, ma non è un problema, perché si sa, è uno che corre testa alta e petto avanti, concentrato solo sul traguardo.

L’esito di questo duello infernale rimane incerto fino alla fine, esattamente fino agli ultimi 15 metri, quando Bolt, facendo leva sul suo punto di forza maggiore ovvero il lanciato, rimonta con grande prepotenza su tutti ma soprattutto su Gatlin, che vedendo l’ombra del giamaicano galoppare verso la vittoria fa un errore da principiante: perde l’assetto di corsa, spinge in avanti il petto e si sbilancia a cercare quel traguardo ancora troppo lontano.

Bolt approfitta dell’occasione e si mantiene sulle potenti spinte senza cedere di un centimetro, o meglio di un centesimo, quel centesimo che lo incoronerà nuovamente World Champion.

Sarà il photofinish a stabilirlo.

E mentre Bolt ha la meglio su Justin Gatlin, 9″79 contro il 9″80 dello statunitense, dietro i due atleti si sta disputando tutt’altra gara, la corsa al bronzo.
Saranno il canadese André DeGrasse con una rimonta paurosa dalla corsia esterna, e lo statunitense Trayvon Bromell con la sua corsa tanto elegante, quanto leggera, ad accaparrarsi la medaglia ex aequo con 9″925.
Seguono Mike Rodgers con 9″94, Tyson Gay con 10″ a parimerito con Asafa Powell e Jimmy Vicaut, ultimo il cinese Su con 10″06.


E cosi Usain Bolt toglie ogni ombra di dubbio sul suo conto, e viene incoronato nuovamente il re dei 100m piani, Justin Gatlin invece, molto probabilmente rimuginerà su questa gara ancora per tanto tempo. Quel titolo mondiale sfiorato, mancato per un errore da principiante, cosi vicino eppure sfumato per un calo di concentrazione.

Il giamaicano può cosi contare il terzo titolo mondiale sui 100m (seppur non consecuvo, vista la squalifica a Daegu nel 2011), e portare il suo palmarès mondiale a ben undici podi (di cui nove ori) distribuiti tra le rassegne di Osaka 2007, Berlino 2009, Daegu 2011, Mosca 2013 e Pechino 2015, diventando così l’atleta più medagliato nella storia dei Mondiali, davanti a Carl Lewis.

Sarà Bolt stesso, a svelare il segreto di questa vittoria, in un intervista post-gara, dicendo che è sbagliato concentrarsi troppo sulla gara, pensare troppo alla situazione che si è creata. E’ necessario rilassarsi perché il duro lavoro in allenamento, nonostante avesse gareggiato poco quest’anno, gli ha permesso di essere consapevole di ciò che doveva fare, ed il suo corpo era pronto a farlo, perciò l’unica cosa da fare era rilassarsi e non preoccuparsi di altro.

Successivamente, in un’altra intervista, continuerà dicendo: «Questa vittoria per me significa moltissimo perchè ho lottato per tutta la stagione, e ci ho messo molto a fare in modo che le cose funzionassero di nuovo, […] è stato un anno di alti e bassi, ma ora è tutto ok».

Sicuramente una vittoria importante per lui e dire che si è tolto un sassolino dalla scarpa con questo risultato positivo è dire poco, si è tolto dei macigni enormi da entrambe le scarpe, e tagliando il traguardo per primo si è sentito visibilmente più leggero.

Ma le sfide non finiscono per il giamaicano, chiamato a correre i 200m, e portare un ulteriore dimostrazione di forza, difendendo un’altro titolo mondiale.

Foto Getty Images

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